lunedì 2 novembre 2015

L'errore c'è, quando si vede

errata corrige o refusi


Al seminario tenuto da EWWA sul self publishing si è parlato anche di refusi nell'editoria.
Quante volte leggendo un libro, un articolo su un giornale vi è capitato di leggere un parola incredibilimente errata o meglio di orrore grammaticale?
Per i lettori più attenti, un terribile fastidio, e la sensazione che chi doveva fare il proprio dovere non

l’ha fatto a pieno. In altre parole un refuso (nella migliore delle ipotesi)

Che cosa è dunque un refuso? Il refuso viene dalla parola rifondere (si rifondevano i piombi delle stampatrici)

Ormai, in tempi di tecnologia avanzata e di riduzione all’essenziale della filiera produttiva, dell’erorre di stampa, il testo, destinato a diventare il contenuto del libro, contiene per sbaglio cane anziché carne. L’errore sfugge all’occhio dell’autore, assuefatto dalle molte riletture del testo, come sfugge agli innumerevoli programmi di correzione installati sul computer.
Ad esempio a Concetto Marchesi, eletto dall'Assemblrea Costituente e revisore della scrittura della Costituzione sfuggì un refuso nell' articolo 86:

"Le funzioni del Presidente della Repubblica, in ogni caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal Presidente del Senato"

I refusi si moltiplicano parallelamente alla moltiplicazione dei titoli immessi sul mercato. C’è soltanto da supporre che alla velocizzazione dei temip di lavorazione del libro corrisponda una velocizzazione dei tempi di lettura da parte degli acquirenti: veloci, velocissimi anche i lettori e, dunque, incapaci di percepire il refuso ed esserne feriti. Ma siamo davvero tutti cosi distratti da non vederli?

errata corrige o refusi


errata corrige o refusi


In altre parole di refusi ce ne sono stati e ce ne saranno, per cui miei cari lettori attenti abbiate pazienza e siate clementi.
Nei miei libri credo non ve ne siano, ad ogni modo vado di corsa a rileggerli

Ovviamente anche in questo articolo ho insetito dei refusi appositamente, li avete già visti?

2 commenti :

  1. Per non parlare delle distrazioni di merito sfuggite all’autore, come quando (p. 69), nella sua bella autobiografia di giornalista Giorgio Bocca, "È la stampa, bellezza"(Feltrinelli, 2008), uno dei due direttori del neonato quotidiano «Il Giorno», a distanza di poche righe, viene chiamato prima Gabriele e poi Gaetano Baldacci. Piccoli refusi, ma se capita anche ai grandi....

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  2. lavoro in tipografia, e purtroppo anche a me qualche volta capita, e ti assicuro, mi incavolo ancora di più di quando li leggo in giro... il problema è sempre lo stesso la maledetta consegna al cliente del prodotto finito, sempre più stretta. Il dilemma è sempre lo stesso maggior qualità o maggiore profitto...... diverse scuole si pensiero che non sempre coincidono...

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