Con la morte di Umberto Eco il mondo della cultura ha perso uno dei suoi uomini più importanti. Lo scrittore e filosofo si è spento nella serata di venerdì 19 febbraio, aveva 84 anni. Un uomo libero, che mancherà a tutti noi. Difficile parlare di lui.
Quasi superfluo ricordare i suo successi letterari mondiali come Il nome della rosa del 1980 e Il pendolo di Foucault (1988). Il suo ultimo libro, Numero zero, è stato pubblicato lo scorso anno da Bompiani. Oltre che di romanzi di successo internazionale, nella sua lunga carriera Eco è stato autore di numerosi saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia.
Sicuramente Il Nome della Rosa gli ha dato grande popolarità e in qualche modo ha oscurato il resto del suo lavoro: eppure libri come l'Opera aperta, la Struttura assente o il Trattato di semiotica generale hanno avuto una grande importanza nella cultura italiana degli anni Sessanta e Settanta, contribuendo a modificare il panorama delle scienze umane.
I messaggi di cordoglio sono arrivati da tutte le parti del mondo, segno evidente della fama e della stima di cui godeva Eco e cui va dato il grande merito di aver reso la cultura molto più popolare e per certi versi accessibile alla massa di quanti hanno fatto tanti altri suoi illustri contemporanei.
Un uomo che era ancora in piena attività, tanto da lanciare una nuova casa editrice "La Nave di Teseo", dopo aver rifiutato di restare in quella che lui chiamò "La Mondazzoli".
Si potrebbe scrivere un libro solamente descrivendo tutto quello che ha fatto Umberto Eco. Le sue opere rimarranno immortali nel panorama della letteratura mondiale. Cito qui, una della sue frasi più celebri:
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito.. perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.
Tutti noi dobbiamo ringraziare Umberto Eco per quello che ci ha donato.
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