mercoledì 4 novembre 2015

Il congiuntivo questo sconosciuto



Al seminario tenuto da EWWA si è parlato anche dell'uso del congiuntivo nel linguaggio comune.
Ormai si legge tranquillamente sul web che il congiuntivo tende a sparire dall’italiano, perché ritenuto un modo “ridondante”, per cui non vale più la pena distinguere fra il modo della certezza e quello della probabilità, dell’ipotesi, dell’incertezza, della possibilità.
Meglio tutto all’indicativo. E perché non usare per tutto il solo infinito? “Tu fare schifo” “io volere
mangiare” e così via, abolendo anche l’articolo che è di una ridondanza spaventosa. E perché non passare direttamente al linguaggio dei gesti?

Congiuntivo scritto

Un giorno ero intenta alla lettura dei giornali, quando, ho notato la pubblicità di un libro delle edizioni “Raffaello Cortina”: “Pensate anche voi che più si conoscono gli uomini più si amano i cani?”.
“Amano” c’è scritto proprio “amano” al posto di “amino”, come la dipendenza da un verbo di pensiero imporrebbe. Di certo non vorrei essere nei panni del giornalista che ha scritto l'articolo su "La Repubblica"
Ma le origini di questa guerra al congiuntivo risalgono addietro nel tempo, almeno alla fine dei sessanta, ricordo che un giorno sentii distintamente, da un juke box, tal Piero Focaccia che cantava:

“Lo so sono audace
ma il rischio mi piace,
mi faccia felice
e fuggisca con me.”

Quel “fuggisca” era già un proditorio assalto all’idioma nazionale!

Poi venne Celentano (il Torquemada  della lingua italiana) che cantò:

“Io non vorrei che tu,
a mezzanotte e tre,
stai già pensando a un altro uomo”

non c’è motivo metrico per cambiare il naturale “stia” nel perentorio “stai”, indicativo della certezza.

Ogni giorno, anche solo collegandomi a facebook, vedo decine di persone laureate scrivere “pensavo che volevi” invece che “pensavo che volessi”, confondere gli e le, dimenticarsi di mettere l’apostrofo davanti ai nomi maschili.

Nella peggiore delle ipotesi, gli errori usuali diventeranno prima consuetudine non ufficializzata, per poi andare a modificare il vocabolario diventando una variante della forma originaria. Un po’ com’è stato con quell’orribile “ciliege”, che oggi alcuni dizionari riportano come alternativa, allo stesso modo corretta, di ciliegie.







Congiuntivo parlato

Nel liguaggio parlato a volte sento affermazioni del tipo "Speravo che portavi il gelato" non è solo brutta: è arrogante ('Come si permette, questo qui, di venire a cena senza portare il gelato?'). La frase 'Speravo che portassi il gelato' è invece il risultato di una piccola illusione, cui segue una delusione contenuta e filosofica.

L'annoso problema del congiuntivo, devo dire è più diffuso nel popolo maschile che a loro insaputa  è un metro di valutazione di scelta tra noi donne.
Fidatevi, uomini: gli addominali saranno anche belli da vedere, ma un corretto uso della lingua italiana è decisamente più sexy! E, visto che al giorno d’oggi l’analfabetismo da ritorno sembra essere in esponenziale crescita, una domanda mi sorge spontanea: la colpa di chi è? Non serve andare in mezzo agli analfabeti per vedere orrori grammaticali.

Ma le cose sono definitivamente degenerate con l’anglomania dilagante, per la quale ormai si fanno lezioni in inglese e ci si sente tanto “globalizzati”. Come è noto, la lingua inglese non ha una modalità distinta per il congiuntivo, ma usa l’infinito senza to in funzione del periodo ipotetico. E la cosa non è affatto un innocente vezzo linguistico, ma tradisce un preciso retroterra psicologico. In questa ostilità al modo verbale della possibilità, dell’incertezza, del dubbio si coglie l’insopportabilità di ogni resistenza alla propria volontà di potenza. Il padrone non ama il congiuntivo, perché preferisce esprimersi all’indicativo e, meglio ancora, all’imperativo.





Per strapparvi un sorriso vi inserisco qualche aforisma che ho trovato in rete:

- Quando il ragazzo che ti piace ti dice le prime frasi e tu sei in trepidazione, perché preghi la Madonna che azzecchi i congiuntivi.(dasydaniela, Twitter)
- Io ti amavo. Poi hai detto: “Se io avrei”. (Anonimo) 
- Cari uomini: invece di depilarvi, lustrarvi e lampadarvi, imparate a scoprire quanto    potere abbia su una donna un congiuntivo corretto.(UnoFRAtanti, Twitter)
- Pensavo fosse amore invece hai sbagliato un congiuntivo. (ChiNonMuore1, Twitter) 

E voi, cosa ne pensate? Il congiuntivo sta davvero morendo o possiamo farlo rivivere, almeno un po', usandolo in modo opportuno e riappropriandoci di  tutte le sfumature della nostra bellissima lingua? 

4 commenti :

  1. Ho letto un commento di severgnini sull'uso del congiuntivo che mi trova daccordissima: "La crisi del congiuntivo non deriva dalla pigrizia, ma dall’eccesso di certezze. Ha un’origine chiara: pochi oggi pensano, credono e ritengono; tutti sanno e affermano. L’assenza di dubbio è una caratteristica della nuova società italiana. Chi esprime cautela (e usa il congiuntivo) rischia di passare per insicuro.”

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  2. La lingua evolve insieme alla Società. Non inorridisco difronte ad un indicativo usato al posto di un congiuntivo. Se siamo evoluzione la domanda giusta, invece che il rimpianto, per me è chiedersi semmai: mi apre a nuove possibilità? o me ne toglie? e credo che la risposta non sia così scontata.

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  3. Bello da leggere.
    Ma anche lei ha commesso un errore (come l'ispettore Rock):
    il popolo è nome collettivo ed il verbo che segue vuole la terza persona singolare.
    "Chi la fa, l'aspetti". ;)

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